orologio1Giorno dopo giorno il tempo sembra scorrere attorno a noi: lo vediamo passare sui nostri volti, su quelli delle persone che ci stanno intorno, ancor più su quelli di chi non vedevamo da un po’. Abbiamo l’impressione di essere trascinati tutti insieme dallo stesso smottamento, di procedere insieme nella stessa direzione, dal passato al presente al futuro.

E tuttavia questo tempo assoluto e universale, un tempo spaziale che ci contiene tutti come un fiume che trascina, non è il nostro tempo. E’ soltanto un’idea, consolidata da Newton e certamente potente perché infatti ha fondato le rivoluzioni scientifica e industriale, ma pur sempre una convenzione: nessuna parte di noi è in realtà contenuta nel passato e nemmeno lo è nel presente o nel futuro, perché queste dimensioni sono metafore spaziali, sono solo idee. Lo stesso presente è inaccessibile, come dimostrano ormai le neuroscienze: i dati di realtà che arrivano alle nostre porte sensoriali sono da noi percepiti dopo circa un trentesimo di secondo. Sono solo ricordati, arriviamo sempre dopo. Se fossimo davvero sempre aderenti al presente, non riconosceremmo la realtà.

Quello che confonde, spesso, è un uso improprio dei termini. Il linguaggio è inadatto ad esprimere il Tempo. Perfino in meditazione, quando ci viene detto di restare nel momento presente, ci possiamo rendere conto che ciò è impossibile. La percezione è piuttosto quella di un flusso continuo, in cui ogni attimo è già passato e se ne ha solo una memoria. Come una melodia è costruita dalla mente, attraverso la memoria e l’anticipazione, così è la nostra vita: solo momenti che prendono senso uno dalla memoria dell’altro, nell’illusione di una sostanziale continuità. E’ così che costruiamo le nostre storie personali. Storie che si fondano sulla memoria degli eventi, non su eventi in sé.

Giungere a questa consapevolezza, e frequentarla attraverso la pratica meditativa, specie se condivisa in una relazione di counseling, è una grande liberazione. Significa scoprire che il nostro passato non è fisso e inalterabile ma è solo memoria, fluida, impermanente, condizionata. Comporta immergersi in un Adesso che contiene tutte le dimensioni temporali dando loro, adesso, significato e colore. Finché, gradualmente, il passato cessa di avere significato assoluto e indelebile e comincia a prendere senso da come si sta nell’Adesso. Si dimostra impermanente, insostanziale, non c’è.

Non siamo dunque noi a esistere nel Tempo ma è il tempo che esiste in noi. O, come scriveva Eihei Dogen otto secoli fa, siamo noi il tempo.

Riferimenti:

Bruno Ventavoli intervista Carlo Rovelli su L’ordine del tempo

Claudio Magris intervista Arnaldo Benini su Il tempo ritrovato nel cervello

Disconnect the Dots, di Cynthia Thatcher, apparso su Trycicle

Time & Again, di Adam Frank, apparso su Trycicle

The Present Moment, di Jack Petranker, apparso su Trycicle

When Am I?, di Loch Kelly, apparso su Trycicle

Time and Impermanence, di Victor Mansfield, apparso su www.buddhanet.net

 

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One Response to Il Tempo siamo noi
  1. Ottima riflessione!
    Proprio l’altra sera guardavo questo video, in cui un fisico spiegava lo stesso concetto, arrivando alla medesima conclusione:
    https://www.youtube.com/watch?v=fVany7qlUyE&t=2671s


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